La mobilità sposta e fa avanzare le persone e i brand verso nuovi scenari di mercato.
E’ uscito il numero 13 di Logyn, il tema è “l’era della mobility”
Mentre il progresso avanza ci pone nella perenne condizione di essere in una fase di transizione. La transizione esige il cambiamento e oggi abbiamo un caleidoscopio di possibilità che impone a sua volta una focalizzazione se non vogliamo perderci. La mobility è parte integrante di questo processo; la transizione, il cambiamento non esistono senza la mobility. Tutte le aziende investite dal progresso si chiedono come poter muoversi per adeguarsi di volta in volta ad un mercato in movimento, ad una cultura che cambia. E quelle che non lo fanno sono destinate a scomparire.
Quali sono i cambiamenti a cui stiamo assistendo?
La sharing economy è per esempio uno di questi, basti pensare al successo della mobilità condivisa sintomo evidente di una società che passa da egocentrica alla società della condivisione. Un esempio eclatante è il viaggio condiviso come recupero della convivialità.
La mobility non sposta solo gli uomini, ma anche prodotti e conoscenza. In poco tempo posso avere qualsiasi cosa grazie a internet. Chi riuscirà a usare al meglio queste risorse, potrà crescere. In questo modo l’azienda deve ripensare ad un nuovo modello di business. Si parla di suddivisione del processo: dare fuori quello di cui non si ha competenza. La tecnologia aiuta in questo senso con la nuova definizione dello spazio e il tempo di lavoro.
L’ufficio non è più il luogo privilegiato dove lavorare lo si può fare a casa, in un bar… sempre e ovunque. Da un’indagine condotta da Citrix in Italia, emerge che il lavoro in mobilità piace al 70% degli intervistati, e che gli stessi sarebbero anche disposti ad aumentare il numero di ore di lavoro settimanali fino a cinque in più, pur di beneficiare dell’elasticità che lo status di lavoratore mobile gli garantisce (il 52% del campione lavora già oltre l’orario d’ufficio almeno una volta al mese). Un’esigenza a cui l’azienda non può rimanere sorda, infatti, il mercato offre nuove strategie di enterprise mobility che richiedono necessariamente l’integrazione con il proprio business. Una strategia che però, deve avere anche una visione a lungo termine, proprio per la velocità a cui siamo soggetti. Inoltre, perché abbia successo deve esserci integrazione, questo significa che il telefonino deve parlare la stessa lingua di qualsiasi altro device che uso per lavoro. Lavorare per comparti stagni non funziona, non ci sono sinergie e aumento di produttività. Occorre avere un progetto generale per rivedere i sistemi.
Effettivamente l’uso dei mobile ovunque, per lavoro incide nella produttività?
Sì nella misura in cui si definiscono dei perimetri. Internet ha fatto sì che la divisione fra lavoro e vita privata sia pressoché scomparsa, mentre trovare il giusto equilibrio e adeguati confini è quanto mai importante e salutare per il benessere della persona. In Francia si sta discutendo su proposte riguardanti il diritto alla disconnessione.