Si chiama Zoom sul Webinar, il libro scritto da otto formatori per tutti coloro che fanno dirette, lezioni, presentazioni online, riunioni, etc. Un concentrato di suggerimenti di come affrontare un webinar coinvolgente, interattivo e divertente.
Un libro nato per caso durante il lockdown che ha messo insieme le esperienze di otto formatori dando vita ad un approccio condivisibile e facile da mettere in atto.
Quante volte ci siamo trovati in questi mesi di fronte ad un monitor che per ore e ore è stato il tramite per il pasaggio di nozioni, opinioni, knowhow? Io spesso! E in alcuni casi ho cominciato la lezione in modo entusiasta, ho continuato la lezione con i primi segni di noia e ho finito la lezione stremata dal numero di ore senza una pausa, senza interazione e con una gran quantità di contenuti che ovviamente sono evaporati senza mai entrare.
In questo libro si parla in modo chiaro dell’aspetto progettuale, tecnico, comunicativo e anche fisico, tre degli autori Marialetizia Mele, Roberto Luperini e Dario Roncelli, hanno partecipato a Tolktolk raccontandoci cosa fare prima, durante e dopo una lezione online perchè sia interessante, divertente ed efficace.
Intervista ai tre ospiti
Quali sono i vantaggi della formazione on line rispetto all’offline per come la intendete voi
Roberto Luperini. Quando abbiamo scritto che il webinar può essere “meglio che dal vivo” non volevamo solo provocare, ma sottolineare le molte situazioni in cui già i webinar sono più efficaci dei corsi in aula e anche che l’adozione generalizzata dei webinar come strumento di formazione non deve portare al rimpianto, ma stimolare lo sforzo necessario a sviluppare tecniche di conduzione che diano risultati eccellenti. Il rimpianto è un sentimento professionalmente inutile o dannoso. Già oggi ci sono molti vantaggi nei corsi webinar, che permettono di:
Ampliare la partecipazione attiva anche attraverso questionari, sondaggi, “grafici” (da far arricchire dai partecipanti), valorizzando tutti i partecipanti. Il possibile anonimato amplia la platea delle risposte sincere
Avere ospiti logisticamente o organizzativamente poco mobili e che non verrebbero in aula
Includere anche malati, persone poco mobili o logisticamente disagiate
Far partecipare gruppi di persone con orari rigidi o disperse sul territorio (personale di negozio, certi insegnanti, ecc.)
Frammentare i corsi in segmenti di durata contenuta (non mezze giornate minimo, ma moduli da un’ora)
Le aule informatiche virtuali consentono la partecipazione di gruppo alle esercitazioni
Resta testimonianza di tutto ciò che viene fatto in aula
Ottima prevenzione contro le malattie infettive :-)
Da dove iniziare per un webinar efficace
Roberto Luperini. Un* buon* formator* si concentra sui partecipanti, quindi una conoscenza tecnica aggiornata della piattaforma da utilizzare è necessaria per essere fluidi e concentrarsi sugli interlocutori. È inoltre necessario:
avere un piano B, tutte le tecnologie ogni tanto falliscono ma questo non deve bloccare un corso
e tenere presente che non è il partecipante che si deve adattare allo strumento tecnico, ma al contrario bisogna sfruttare tutti gli strumenti disponibili per soddisfare le esigenze cognitive, emotive, sociali e fisiche dei partecipanti.
In altre parole, bisogna colmare la distanza dall’abitazione del partecipante, afferrarl* con grazia e portarl* in “aula”.
Come creare un’alternativa di distrazione quando si presentano i problemi tecnici
Dario Roncelli. Bisogna agire su più fronti.
Il primo è la preparazione tecnica per ridurre al minimo gli imprevisti. Alcuni esempi che tornano utili sono l’accesso di back-up e la connessione a Internet via cavo e non tramite wi-fi, specialmente se si hanno linee saltellanti. La conoscenza degli strumenti e dell’hardware è fondamentale. Non bisogna essere degli esperti informatici, ma bisogna essere in grado di capire e aver sperimentato l’inconveniente. Giusto l’altro giorno, prima di cominciare una sessione, ho dovuto aiutare i discenti a sistemare il loro audio da remoto. Ci è voluto un po’, ma mi ero già portato avanti programmando una sessione iniziale più lunga apposta.
Il secondo aspetto è l’emozione del formatore. Dobbiamo partire preparati e aspettarci che, prima o poi, qualcosa succederà. A causa nostra, dei discenti o per cause esterne. Per questo dobbiamo saper gestire le nostre emozioni, non lasciarci prendere dal panico ed avere sempre un piano B collaudato. A volte è necessario anche saper rimandare o spostare un contenuto, cambiare strumento.
Altro punto, forse il più importante, è assicurarsi la complicità dei partecipanti. Condividiamo con loro quanto sta succedendo (a volte sono loro stessi a trovare le soluzioni per te). Si può iniziare da un patto d’aula sulle norme di sopravvivenza in caso qualcosa vada storto, scherziamoci sopra. Arrabbiarsi e perdere la pazienza non beneficia nessuno e comprometterà anche il lavoro successivo. Giusto per darvi l’idea, un giorno stavo spiegando ai discenti come uscire dalle break-out rooms di Zoom e, mentre sottolineavo l’importanza di non cliccare sul pulsante (termina incontro)… ecco che lo premo io. Tutti buttati fuori!! Che fare? Se hai creato la giusta complicità, tutti rientrano e ci si ride sopra assieme, creando un’ottima base per continuare il lavoro successivo.
Non tutte le distrazioni o gli imprevisti vengono per nuocere. A volte li possiamo usare a nostro vantaggio.
Tecnicamente qual è la piattaforma migliore per fare formazione online e quali sono le caratteristiche principali
Roberto Luperini. Attualmente si utilizzano tre tipi di tecnologie:
piattaforme da videochiamata o videoconferenza, come Skype, Meet, Gotowebinar, che non dispongono di strumenti importanti per la formazione
piattaforme di condivisione, come Teams ecc., ma è come usare un TIR quando ti serve una moto. Di questa cosa devono essere coscienti le aziende produttrici, visto che molte stanno integrando le vere piattaforme webinar, in particolare Zoom, al loro interno
piattaforme da webinar, ovviamente le più adatte, che dispongono degli strumenti necessari, sono relativamente semplici da usare e ti consentono di cambiare rotta al volo se necessario. Da giugno sono stati colti alla sprovvista anche loro, mi pare abbiamo raggiunto tutte elevatissimi livelli di sicurezza. Trovo Zoom la migliore e quella che sta crescendo nella gamma di integrazioni più velocemente, ma anche le altre, tipo Webex, Adobe Connect ecc. si stanno sviluppando rapidamente.
Le slide devono essere preparate diversamente da una lezione off line se sì in cosa devono differire
Marialetizia Mele. Per una lezione online anche le slide devono essere riprogettate. In un’aula fisica il centro dell’attenzione visiva dei partecipanti è il docente e le slide sono il supporto alla spiegazione; in un corso online, invece, il rapporto si ribalta, perché nel momento in cui il docente condivide il proprio schermo l’attenzione si concentra tutta sulle slide e del docente rimane quasi soltanto la voce. Diventa quindi necessario creare dei materiali visivi efficaci sia dal punto di vista comunicativo, sia da quello didattico. Il primo suggerimento è sulla progettazione dei contenuti, che non devono riempire troppo le slide, soprattutto con testi lunghi e complessi, ma nemmeno essere troppo scarni: l’ormai classica immagine emozionale con due-tre parole a effetto può andare bene per il titolo di un modulo didattico o per una slide di transizione, ma per trasferire un concetto è necessario dare un contenuto adeguato ai partecipanti, che, come abbiamo detto, guardano più le slide che il docente. Bisogna poi porre molta attenzione anche alla progettazione grafica, che deve essere semplice, pulita, con il giusto equilibrio tra font, colori e spazi: teniamo presente che molte persone seguono i corsi online dal tablet o anche dallo smartphone e un carattere troppo piccolo o un uso eccessivo dei colori – per non parlare di una slide sovraffollata di elementi – rischiano di interferire con la leggibilità. Infine, per dare più ritmo alla lezione e mantenere alta l’attenzione è buona cosa aumentare la quantità e la frequenza delle slide, ricordandosi anche di interrompere ogni tanto la condivisione dello schermo per ritornare a interagire di persona con i partecipanti.
La struttura della lezione come deve essere affinché non sia noiosa?
Roberto Luperini. Penso che gli elementi chiave siano tenere conto di una diversa valenza del tempo, delle interazioni e delle relazioni.
Tempo: John J. Medina, fondatore del Brain Center for Applied Learning Research, ha studiato i cicli dell’attenzione, scoprendo che ogni dieci minuti di passività c’è un calo. Un cambiamento, un colpo di scena, una interazione, ecc. almeno ogni dieci minuti aiuta a mantenere la concentrazione dei partecipanti.
Ogni ora è necessaria una breve pausa fisiologica e ogni due ore una vera pausa.
Interazione con tutti: tutti devono interagire con il docente e tra loro, compresi quelli che non hanno (realmente) la possibilità di comparire in video o in sonoro. La chat non è il massimo, ma se è l’unico modo…
Relazione: i partecipanti a un corso gradiscono conoscersi tra loro o rinnovare la conoscenza, anzi a volte è il principale motivo per cui si sono iscritti. In aula ci sono l’arrivo, l’uscita e le pause per conoscersi, nei webinar no. È quindi importante che ogni tanto il conduttore lasci liberi i partecipanti di fare due chiacchiere, dando tre minuti in più per un’esercitazione in sottogruppo o aprendo l’aula prima del termine, ecc.
Quali sono le 3 cose principali per coinvolgere il pubblico?
Roberto Luperini.
Fare domande e pretendere una risposta anche da chi non è in video
Far interagire i partecipanti tra loro senza supervisione
Dare incarichi ai partecipanti o almeno a quelli che non riescono a restare passivi neanche per brevi periodi
Chi sono
Marialetizia Mele
Roberto Luperini
Dario Roncelli
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