La pazienza è diventata un’arte! In una società dove “il tutto e subito” è un aspetto preponderante, bisogna rallentare per dosare le energie, adottare strategie lungimiranti, allenarsi per arrivare in forma al traguardo. Ne abbiamo parlato con Raffaele Gaito, growth coach a Tolktolk.
Bill Gates dice che la pazienza è l’elemento fondamentale per il successo. Raffaele Gaito growth coach, autore, speaker e blogger ha fatto uno speech in un TEDx e da allora viene invitato nelle aziende per parlare di pazienza.
Non ho mai pensato alla pazienza come un argomento da sviscerare nelle aziende, il suo successo dimostra che c’è bisogno di soffermarsi.
C’è il bisogno di capire come recuperare questo aspetto della vita che se usato strategicamente può migliorare i vari ambiti professionali e personali. Abbiamo presentato il suo libro L’arte della pazienza edito da FrancoAngeli. T
Essere pazienti significa essere tranquillo, mogio, indifferente? “Niente di più sbagliato – dice Raffaele – . La pazienza non è la capacità di saper aspettare, ma è quello che facciamo mentre aspettiamo.” La costanza è la parte concreta della pazienza, l’elemento necessario per affrontare la quotidianità in modo pratico, sia sugli aspetti lavorativi sia in quelli della vita personale.
Se ti stuzzica non ti resta che leggere l’intervista di seguito e se vuoi, in calce il video integrale dell’intervista live.
Intervista a Raffaele Gaito
Cosa significa per te aspettare?
Nel libro in un passaggio dico “La pazienza non è tanto il saper aspettare, ma quello che facciamo mentre aspettiamo” e questo è uno dei cardini del mio ragionamento. Non parlo mai di un’attesa passiva, di incrociare le braccia e sperare che le cose vadano al meglio. Parlo piuttosto di un’attesa attiva, fatta di lavoro costante e di concretezza. La chiave è nell’avere quindi la consapevolezza che i risultati arriveranno col tempo e nel frattempo lavorare sodo per raggiungerli.
Penso ad Amazon che deve a tutti i costi consegnare il più veloce possibile, penso al capo che ti chiede un documento complesso nel giro di poche ore, penso al fatto che chi va ad un colloquio viene giudicato anche per la sua velocità di azione. Tu cosa ne pensi?
Come ho detto nella risposta precedente, non dobbiamo confondere l’essere pazienti con l’essere passivi. Questo, purtroppo, è un cliché che sento ripetere spesso e che ha contribuito alla brutta nomea che si è fatta la pazienza nel tempo. Essere pazienti significa avere lungimiranza e perseveranza. Ridare il giusto valore al tempo e non vivere costantemente con l’ansia da prestazione.
Pazienti si nasce o si diventa?
Si diventa! Non ne ho il minimo dubbio. Troppo spesso ci nascondiamo dietro alla scusa del “sono sfortunato, non sono nato paziente”. Il mio invito è invece del vedere la pazienza come un muscolo che possediamo tutti, ma che dobbiamo ricordarci di allenare costantemente.
Per essere più pragmatici: si può costruire la pazienza? Se sì elenca i primi 5 step per iniziare
Certo che sì!
- Lavorare sulle proprie abitudini
- Imparare a definire bene gli obiettivi
- Fare propria la mentalità della sperimentazione
- Accettare il fallimento come parte del percorso
- Comprendere che i cambiamenti non sono mai immediati
Quali sono le trappole da evitare durante il giorno che ti portano fuori dal binario della pazienza?
Ce ne sono varie e molte sono legate ai punti della risposta precedente. Ad esempio l’errore più frequente che vedo commettere è quello sulla definizione degli obiettivi. A volte mi son trovato a dialogare con professionisti e aziende che lo avevano fatto malissimo o non l’avevano fatto per nulla. Un altro errore frequente è il sogno del cambio di vita. Non possiamo pensare di battere il pugno sul tavolo e stravolgere la nostra vita dall’oggi al domani. I cambiamenti avvengono lentamente e costantemente. E questo vale anche per chi vuole allenare la propria pazienza.