Si pensa sempre che l’etica appartenga al mondo della filosofia, ebbene sì è vero, ma è anche vero che è entrata nel nostro mondo in modo prepotente. “Tutti la invocano come Salvatrice dell’umanità” come dice Mariagrazia Villa, autrice di Etics Gym.
Nel nostro primo incontro dal vivo a Tolktolk abbiamo parlato di etica presentando l’ultimo libro di Mariagrazia Villa, giornalista, docente di etica dei media e autrice. Il testo #Etics Gym della Franco Angeli, vuole essere una palestra dove allenare l’etica della comunicazione.
“Non c’è persona o organizzazione che non citi la parola etica. E’ la più ambita, la più tirata in ballo, la più sbandierata a destra e a sinistra. La regina della festa. Peccato, però, che sia come la Sora Camilla: tutti la vogliono, nessuno se la piglia”. Esordisce così Villa nel suo libro, che ha l’intento non solo di parlare di etica ma di come applicarla concretamente nella nostra comunicazione, nel nostro lavoro. Se la si comprende fino in fondo diventa un modus di vita.
In una breve intervista Mariagrazia ci racconta il suo pensiero:
Qual è l’approccio comunicativo che un’azienda deve avere nei confronti del consumatore? C’è qualche esempio virtuoso che ti colpisce?
Oggi le aziende si trovano ad affrontare una fase di passaggio caratterizzata da una forte complessità, un’intensa digitalizzazione, una consistente ricchezza multiculturale e intergenerazionale e una necessaria spinta all’internazionalizzazione. Pertanto, le imprese non sono più dei semplici operatori economici perché, di fatto, sono anche degli attori sociali e culturali. In questo contesto, credo che l’approccio comunicativo più adeguato nei confronti del consumatore sia dato dalla scelta di un linguaggio inclusivo che consenta di superare stereotipi e pregiudizi a vari livelli, come la discriminazione basata sull’identità di genere, sull’età, sulle condizioni socio-economiche, sulle disabilità, sulla provenienza etnica o culturale e così via. Non amo fare esempi perché preferisco che ognuno valuti con autonomia di giudizio ma, su questo aspetto del linguaggio inclusivo, ci sono tanti casi virtuosi, e spesso riguardano piccole realtà aziendali create da imprenditori giovani o che si rivolgono a un pubblico costituito dalla cosiddetta “Generazione Z”. Quest’ultima è molto sensibile, non solo alle scelte di sostenibilità ambientale, economica e sociale dei brand, ma anche all’inclusività della loro comunicazione.
Cosa significa comunicare eticamente?
Per me comunicare eticamente vuol dire essere in grado di costruire uno spazio comune di relazione con l’interlocutore o interlocutrice, all’interno del quale l’altro/l’altra si senta in una dimensione protetta e al sicuro, con l’obiettivo di scambiarsi un dono reciproco nella prospettiva di una intesa.
L’etica nella comunicazione tra due persone funziona anche se è unilaterale?
Sì, credo che l’etica della comunicazione funzioni anche se è unilaterale. Come dico spesso, occorre imparare a ballare il cha cha cha! Si fa un passo avanti nella direzione dell’interlocutore o interlocutrice, poi un passo di lato per osservare il nostro agire comunicativo ed eventualmente andare a modificarlo nella direzione di un maggior accordo nel dialogo e, infine, si fa un passo indietro per lasciare all’altro/altra il suo spazio di azione e riflessione. In altri termini: dobbiamo sporgerci, senza invadere o fuggire, anche quando l’altra persona sta comunicando con noi in un modo che non definiremmo propriamente etico.
La comunicazione etica si può allenare?
Anzitutto, preferisco parlare di “etica della comunicazione” piuttosto che di “comunicazione etica”, poiché è il comunicare bene è una questione di procedura, non di contenuto. Poi, l’etica della comunicazione si può senz’altro allenare in tanti modi diversi. Possiamo farlo attraverso esercizi di riflessione, come il caro e vecchio esame di coscienza, andando a ripercorrere la nostra giornata dal punto di vista del nostro agire comunicativo. Possiamo utilizzare anche dei giochi da tavolo, rivisti in chiave etica, di modo da allenarci insieme ad altri. Possiamo anche recuperare alcuni degli esercizi della metodologia del coaching per tirare fuori da noi il nostro buon potenziale etico. Fornire delle schede di allenamento etico è proprio quello che ho provato a fare nel mio ultimo libro Ethics Gym, edito da FrancoAngeli, e che faccio regolarmente nella sezione “Fioriture” del mio blog Amletica.
Il video completo della serata
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